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Arriva ciò di cui hai bisogno e non ciò che vuoi

Giugno 7, 2017

So che questa frase può apparirti strana se non addirittura senza senso. Che differenza vuoi che faccia se quello che ti arriva nella vita di ogni giorno si chiama “quello che voglio”, piuttosto che “quello di cui ho bisogno”?

Che differenza c’è tra volere e avere bisogno… non è la stessa cosa? Ebbene no…e ti spiego perché.

Puoi aver bisogno di una cosa che…non volevi

Esiste nell’Universo un’intelligenza infinita (chiamala Dio, chiamala Campo, chiamala Legge di Attrazione) che provvede a farti avere ciò di cui hai bisogno, ciò che ti serve davvero, anziché ciò che ti sei convinto/a di volere.

Perchè, e qui è necessaria molta umiltà,noi non conosciamo il piano totale. Non si tratta di rimettersi ad un fantomatico Dio con la barba, con fare rassegnato (è la volontà divina se mi sono ammalata!), ma si tratta di credere che noi semplicemente abbiamo una visione limitata degli eventi.

Questo deve darti forza, anziché intristirti. Perchè sai che quello che ti arriva fa parte di un disegno più ampio. Quante volte un avvenimento che ti sembrava catastrofico ha finito per rivelarsi una vera e propria benedizione?

Quante volte ti sei resa conto che quella persona per la quale ti eri tanto disperata non era affatto quella giusta per te. E se invece fosse un bene? Questo devi chiederti quando qualcosa ti arriva e tu non lo aspettavi o non lo volevi.

Puoi volere una cosa che… non va bene per te

Stai smaniando affinché un tuo desiderio si realizzi. Ti concentri ogni giorno su quel desiderio e speri con tutto il tuo cuore che si realizzi. Non fai che pensarci. Non vedi più nulla, nemmeno quanto questa smania ti stia consumando. E se non fosse ciò di cui hai bisogno?

Ti è mai capitato di affermare, con un grosso sospiro di sollievo, “Menomale che non è successo!”… Potrebbe essere stato un incontro potenzialmente disastroso, un lavoro che ti avrebbe fatto perdere dei soldi, un viaggio che si sarebbe rivelato una brutta esperienza.

C’è una storia che si racconta ai corsi sulla Kabbalah: “Un uomo voleva prendere un aereo disperatamente, perché l’aereo lo avrebbe portato ad un incontro d’affari molto importante. Sin dal mattino però iniziarono a verificarsi strani piccoli imprevisti. L’auto non partiva, il taxi tardava, le strade erano trafficate. L’uomo però, testardo, continuava in tutti i modi a tentare di arrivare all’aeroporto. Si arrese solo quando capì di aver perso il volo. Qualche minuto dopo il decollo quell’aereo precipitò…”

C’è un piano più grande, e l’Universo sa di cosa hai bisogno. Fidati.

Fonte: http://www.simonaruffini.it/donnediluce/la-legge-di-attrazione/non-ti-arriva-cio-che-vuoi-ma-cio-di-cui-hai-bisogno/

letto su: http://camminanelsole.com/non-ti-arriva-cio-che-vuoi-ma-quello-di-cui-hai-bisogno/

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Imparare l’accettazione dal Giappone

Maggio 29, 2017

Per i giapponesi, trovarsi sprovvisti di tutto in un determinato momento della propria vita può rappresentare un’occasione per avviarsi verso la luce di un’incredibile conoscenza. Accettare la propria vulnerabilità è una forma di coraggio ed il meccanismo che avvia la sana arte della resilienza, con cui non perdere mai la prospettiva o la voglia di vivere.

Dopo i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, nella lingua giapponese si è cominciata a diffondere un’espressione che, in qualche modo, ha acquisito di nuovo una notevole trascendenza dopo il disastro dello tsunami dell’11 marzo 2011. Questa espressione è “Shikata ga nai” e significa “non c’è rimedio, non c’è alternativa o non c’è niente da fare”. 

L’accettazione è il primo passo verso la liberazione. Non ci si può svestire del tutto della pena e del dolore, è chiaro, ma dopo aver accettato quanto accaduto, si permetterà a se stessi di avanzare recuperando un elemento essenziale: la volontà di vivere.

“Shikata ga nai” o il potere della vulnerabilità

Dopo il terremoto del 2011 ed il conseguente disastro nucleare nella centrale di Fukushima, sono molti i giornalisti occidentali che viaggiano fino al nord-ovest del Giappone per scoprire in che modo persistono le tracce della tragedia e come la gente sta riuscendo, poco a poco, a riemergere dal disastro. È affascinante capire come si affronta il dolore della perdita e l’impatto di vedersi sprovvisti di quella che, fino a quel momento, era stata la propria vita.

Tuttavia, e per quanto sembri strano, i giornalisti che fanno questo lungo viaggio rientrano nel loro paese con qualcosa che va oltre il semplice reportage. Non solo testimonianze e fotografie impattanti. Rientrano con la saggezza della vita, tornano alla routine del loro mondo occidentale con la chiara sensazione di essere cambiati dentro. Un esempio di questo coraggio esistenziali ci viene offerto dal signor Sato Shigematsu, il quale nello tsunami ha perso sua moglie e suo figlio.

Ogni mattina scrive uno haiku. Si tratta di un componimento poetico composto da tre versi nel quale i giapponesi fanno riferimento a scene appartenenti alla natura o alla vita quotidiana. Il signor Shigematsu trova un grande sollievo in questa abitudine e non esita a mostrare ai giornalisti uno di questi haiku:

“Sprovvisto di proprietà, nudo

Tuttavia, benedetto dalla Natura 

Accarezzato dalla brezza estiva che ne segna l’inizio.”

Come spiega loro questo sopravvissuto e, al tempo stesso vittima, dello tsunami del 2011, il valore di abbracciare ogni mattina la sua vulnerabilità tramite un hiku gli permette di connettersi molto meglio con se stesso per rinnovarsi, così come fa la natura stessa. Comprende anche che la vita è incerta, implacabile a volte. Crudele quando lo vuole.

Ad ogni modo, imparare ad accettare quanto accaduto o dire a se stesso “Shikata ga nai” (accettalo, non c’è rimedio) gli permette di mettere da parte l’angoscia per concentrarsi sull’aspetto necessario: ricostruire la sua vita, ricostruire la sua terra. 

Il detto “Nana-Korobi, Ya-Oki” (se cadi sette volte, alzati otto) è un vecchio proverbio giapponese che riflette questo ideale di resistenza così presente praticamente in tutti gli aspetti della cultura nipponica. È possibile vedere questa essenza di superamento nei loro sport, nel loro modo di condurre gli affari, di impostare l’educazione o, persino, nelle loro espressioni artistiche.

“Il guerriero più saggio e forte è provvisto della conoscenza della sua stessa vulnerabilità”
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Bene, adesso bisogna sottolineare che ci sono importanti sfumature in questo significato di resistenza. Comprenderle ci sarà di grande utilità e, al tempo stesso, ci permetterà di avvicinarci ad un approccio più delicato ed ugualmente efficace per quando dovremo affrontare un’avversità. Vediamolo nel dettaglio.

Le chiavi della vulnerabilità come metodo per raggiungere la resistenza vitale

Secondo un articolo pubblicato sul “Japan Times“, praticare l’arte dell’accettazione o del “Shikata ga nai” genera cambiamenti positivi nell’organismo della persona: si regola la tensione arteriosa e si riduce l’impatto dello stress. Accettare la tragedia, entrare in contatto con la nostra vulnerabilità presente ed il nostro dolore è un modo di smettere di lottare contro qualcosa che ormai non può cambiare.

  • Dopo il disastro dello tsunami, la maggior parte dei sopravvissuti che potevano mantenersi da soli, hanno iniziato ad aiutarsi gli uni con gli altri seguendo il lemma “Ganbatte kudasai” (non bisogna darsi per vinti). I giapponesi comprendono che per affrontare una crisi o un momento di grande avversità, bisogna accettare le proprie circostanze ed essere di utilità sia per se stessi sia per gli altri.
  • Un altro aspetto interessate su cui soffermarci è il loro concetto di calma e pazienza. I giapponesi sanno che ogni cosa ha i suoi tempi. Nessuno può riprendersi da un giorno all’altro. Il recupero di una mente e di un cuore richiede tempo, molto tempo, così come richiede tempo ricostruire un paese, una città o una nazione intera.

È necessario, dunque, essere pazienti, prudenti, ma al tempo stesso persistenti. Perché non importa quante volte ci faccia cadere la vita, il destino, l’infortunio o la sempre implacabile natura con i suoi disastri: la resa non deve mai adoperarsi della nostra mente. L’umanità resiste e persiste sempre, impariamo, quindi, da questa saggezza utile ed interessante regalataci dalla cultura giapponese.

Fonte: https://lamenteemeravigliosa.it/arte-giapponese-vulnerabilita/

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Sii impeccabile con la parola! Crei quello che dici!

Maggio 24, 2017

Il primo dei 4 accordi del libro di Don Miguel Ruiz

La saggezza tolteca ancora attuale del mistico tolteca Don Miguel Ruiz, ci ricorda il potere delle nostre vibrazioni, che divengono pensieri, che divengono parole. I toltechi migliaia di anni fa erano noti nel Messico meridionale come “uomini e donne di conoscenza”. Gli antropologi li hanno descritti come una nazione o razza, per precisione erano artisti e scienziati, che crearono una società volta ad esplorare e conservare le conoscenze spirituali degli antichi. I nagual (maestri) e studenti si incontravano a Teotihuacàn (luogo dove l’uomo diventa Dio), vicino alle piramidi di Città del Messico. Nei secoli i nagual furono costretti a nascondere la sapienza ancestrale per via della conquista europea e dell’uso inappropriato di alcuni apprendisti, che utilizzavano i poteri per scopi personali. Tuttavia, la conoscenza esoterica tolteca fu tramandata di generazione nei lignaggi di nagual e, se pur celata per centinaia di anni, come predetto da varie profezie, sta tornando a restituire conoscenza alle persone.

Don Miguel, nagual dei cavalieri dell’aquila condivide oggi i potenti insegnamenti toltechi. La conoscenza tolteca sorge sulla base delle stesse verità esoteriche di tutto il nostro pianeta. Onora tutti i maestri spirituali, non è una religione. Permette una rapida accessibilità alla felicità, all’amore ed alla pace interiore toccando al meglio lo spirito.

Grazie ai 4 accordi il maestro Don Miguel Ruiz ci insegna questi 4 importanti principi:

  • sii impeccabile con la parola
  • non prendere nulla in modo personale
  • non supporre nulla
  • fai sempre del tuo meglio

In questo articolo verrà approfondito il primo principio della cultura tolteca, ripreso ed analizzato da Don Miguel Ruiz e lo stesso principio trattato dalla cultura aramaica ed ebraica, così come descritto da Dario Canil in “Avrah Ka Dabra”,  la cui parola magica Abracadabra in aramaico significa proprio “Creo quello che dico”.

Tutto ciò in cui noi crediamo, di noi, del mondo, degli altri è un accordo che abbiamo preso con noi stessi. Siamo pieni di accordi dentro di noi, che ci dicono chi siamo. Questi accordi li prendiamo con l’educazione, l’infanzia, i traumi del passato …

Per ciò che riguarda il primo accordo di Don Miguel il consiglio è “Parlate con integrità. Dite solo quello che pensate. Non usate le parole contro di voi o per spettegolare sugli altri. Usate il potere della parola al servizio della verità e dell’amore”. Il Vangelo di Giovanni recita: “In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.” 

Siate, dunque, impeccabili con la parola. Cosa si intende con impeccabile? La parola dal latino impeccabile significa senza peccato. Il non peccato intende non commettere una azione che vada a proprio discapito, non farsi un torto da solo, e ciò come è possibile? Con la parola, che è magia allo stato puro. Smettere di peccare con noi stessi significa iniziare ad amare. Nella comunicazione con l’altro esprimiamo il meglio ed il peggio di noi stessi. Smettere di peccare con se stessi parte dal fatto che si inizia ad amare e ad amarsi, scoprendo i propri lati luce e le proprie qualità. Allo stesso modo lo si può fare con le qualità degli altri. Punendo gli altri con le parole otteniamo delle reazioni negli altri. L’idea che gli altri si fanno di noi dipende da ciò che noi facciamo, diciamo e siamo. Ferendo gli altri, feriamo noi stessi. Dicendo la verità nel modo giusto, dicendo ad esempio che siamo stati male in conseguenza di un comportamento altrui non significa incolpare il prossimo, ma rendere noto ciò che si è smosso dentro di noi per tale azione. Se ci sentiamo in un qualche modo è giusto dire come ci siamo sentiti. Importante è, per noi stessi, essere sinceri e veri. C’è una differenza abissale tra il dire “non ce la farò mai” e “anche questa volta me la caverò”. Lamentarsi sempre porta negatività, usare parole positive porta positività e viceversa.

Allo stesso modo la cultura aramaica crede moltissimo in questi principi. Ecco di seguito alcuni passi del libro “Avrah Ka Dabra” di Dario Canil, che spiega al meglio il potere e la magia del suono delle nostre parole

«Avrah Ka Dabra», caro lettore, tu crei quel che dici.

Questa è la legge. Che tu lo sappia o no, che tu ci creda o no, che tu lo voglia o no, i tuoi pensieri e le tue parole determinano la tua realtà, la creano letteralmente. Quali pensieri, quali parole? Tutto ciò che è frutto della tua psiche, la quale, come ben sappiamo, ha dei contenuti consci e molti di più inconsci. E da questo deriva l’impellente necessità, per tutti, di lavorare su di sé, per «ricordarsi di sé».

Se ci pensi, a volte la tua vita sembra simile a un’arena in cui moderni gladiatori, anche quando vestiti con giacca e cravatta, sono posti l’uno contro l’altro, in un «tutti contro tutti». E la cosa sconcertante è l’impressione generale di consenso che aleggia in tale contesto, sotto forma di tacita mesta rassegnazione, nei panni malcelati di un profondo senso di impotenza.

Tu però non hai mai davvero voluto accettare questo ruolo che la società sembra averti subdolamente riservato. Tu ti senti diverso dalla massa, dal gregge semi-analfabeta e imbambolato che si beve tutte le cose sapientemente pilotate dalla TV.

Tu hai sempre voluto di più, hai guardato oltre, ti sei spinto al di là dei paletti che il sistema ha piazzato davanti al giardino della tua mente. Hai letto molto, hai tenuto gli occhi ben aperti, ti sei preso cura di te cercando di alimentarti correttamente, facendo attività fisica, investendo il tuo prezioso tempo in attività creative e rilassanti. Ti sei informato a più non posso in internet. Hai fatto corsi di meditazione, di Reiki, di Yoga, di crescita personale. Hai sperimentato e praticato con costanza il «pensiero positivo».

Eppure, ancora, senti che i conti non tornano. A volte ti senti persino perso. Solo, incompreso, tradito. Percepisci in te, in modo inspiegabilmente chiaro, di avere un potere enorme, ancora più grande di quello della mitica bacchetta magica di Harry Potter. Tuttavia non sai dove esso sia celato né come riportarlo in vita.

Questa forza è in te. Anche se in modo flebile, tu la senti. Questo libro vuole semplicemente ricordarti come riscoprire e utilizzare non tanto il potere che tu hai, quanto piuttosto il potere che tu sei.

L’Essere è la più alta verità dell’universo. E tu sei. Fai finta di non saperlo, o meglio, ti hanno abilmente insegnato a dimenticarlo, e quasi ci stavi cascando. Fino al momento in cui qualcosa di magico è scattato in te. E ora non puoi più tornare indietro. A volte sei stato persino tentato di farlo, di tornare indietro, forse immaginando che nell’inconsapevolezza si possano evitare i problemi, ma… niente, non è possibile. A conti fatti, per quanto «invidiato» possa essere lo scemo del villaggio, nessuno ne prenderebbe il posto. E credo tu non faccia eccezione.

È legge anche questo. Un altro principio cosmico: quando prendi coscienza di qualcosa non puoi più regredire. Puoi raccontartela, certo, ma sai già che non puoi farlo a lungo. La coscienza è tutto ciò che davvero sei ed è talmente vibrante di vita che nasconderla è un’impresa impossibile.

Tutto è collegato, nulla accade per caso, una forza immanente all’Essere è all’opera sempre e ovunque e tu stesso ne fai parte in modo indissolubile e importante. Applicando nella vita di tutti i giorni quanto qui stai leggendo, puoi letteralmente «risognare la realtà». Puoi utilizzare consapevolmente le forze che governano il tuo stesso «destino» o storia personale. Puoi trovare quello che stavi cercando, puoi raccogliere i frutti che hai a lungo coltivato, puoi ritrovare, comprendere, amplificare e dirigere il tuo potere personale con semplicità. Puoi accedere in modo rapido a modalità conoscitive e realizzative nuove. Puoi rendere più semplice realizzare i tuoi obiettivi e plasmare il tuo presente proprio come desideri che sia.

Tu di fatto eserciti un enorme potere nelle faccende della vita di ogni giorno, ma ti hanno insegnato a non riconoscere questo ruolo attivo; ne consegue che usi il tuo potere per lo più inconsapevolmente.

E qui la faccenda si fa davvero interessante: come non daresti mai in mano la tua auto a tuo figlio di dieci anni, così non dovresti nemmeno permettere a te stesso di essere involontario gestore di un immane potere creativo.

Tutto ciò che puoi percepire fuori di te, tu lo stai letteralmente creando dentro di te, avendo luogo la percezione soltanto dentro al tuo essere. E di ciò che percepisci, tu sei totalmente responsabile, sia che la tua capacità creativa sia sotto il tuo controllo sia che tu te ne sia scordato.

Tutto il mondo che vedi, tutto ciò che definisci universo, che credi essere «la» realtà, cioè qualcosa che ti hanno insegnato a situare fuori dalla tua Coscienza, in realtà si trova dentro la tua Coscienza, è qualcosa che viene creato dal tuo sistema percettivo. I tuoi sensi ti fanno vedere qualcosa che tu credi là fuori, un mondo di immagini, di suoni, di forme, di colori, di materia, un mondo interamente generato dal tuo sistema percettivo che rileva dati sensoriali, dal tuo cervello che li elabora, dal tuo sistema nervoso che li trasmette, dalla tua mente che attribuisce loro significati. Di fatto, la percezione è un evento di natura esclusivamente psichica e soggettiva, è qualcosa che avviene nello spazio interiore di ogni individuo.

Il mondo, così come ti si presenta nella sua maestosa e multisfaccettata apparenza, non ha alcuna esistenza oggettiva: è piuttosto la risultante di un’azione combinata di un trasmettitore e di un’antenna ricevente, lo schermo psichico del tuo spazio interiore.

Il potere c’è, è proprio lì, dentro di te; vale dunque la pena di rammentarlo, divenirne via via cosciente e poi usarlo «come Dio comanda», ovvero come la tua Coscienza ti dice.

Sei il co-creatore di tutto-ciò-che-esiste.

La tua coscienza è in contatto continuo con le coscienze di tutte le altre creature attualmente viventi e con tutte le coscienze dislocate su infiniti altri piani dell’universo di ogni tempo. La Coscienza controlla l’onnipotente, onnipresente, infinito campo quantico che avvolge tutto e si manifesta come universo olografico.

«Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu.»

Nel principio era la Parola,
la Parola era con Dio,
e la Parola era Dio.
Essa era nel principio con Dio.
Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei;
e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.
In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini.

La nota parola «abracadabra» secondo taluni risale all’espressione mesopotamica «ab-ba-tab-ba-ri» che veniva recitata come un mantra nei culti sumerici, ed era di aiuto nell’indurre stati alterati di coscienza.

Le parole aramaiche «Avrah KaDabra» evocano un collegamento diretto al divino, significando «io creo quel che dico». Fu Quinto Sereno Sammonico, medico dell’imperatore Settimio Severo, a scrivere nel 208 d.C. le «istruzioni per l’uso» di queste antichissime parole magiche: ad esempio, esse venivano scritte su della pergamena che l’ammalato doveva indossare per nove giorni al collo, trascorsi i quali veniva gettata sulla riva di un torrente fluente verso est.

La parola magica andava scritta su 11 linee parallele, in questo modo:

Si intendeva così indicare la decrescita della malattia fino alla sua completa trasformazione in guarigione.

In altri contesti le parole magiche venivano usate per allontanare e debellare le forze malvagie.

Oggi l’antica sapienza sembra essere perduta ai più. La magica formula «Avrah Ka Dabra» viene pronunciata ormai solo da qualche prestigiatore. Ti ricordo tuttavia che anche tu quando eri bambino la pronunciavi con sentimento. La purezza dei bambini riconosce in essa la parola magica per eccellenza. Quanta saggezza dove non è ancora arrivata la corruzione del triste mondo senza magia dei grandi!

Avrah Ka Dabra, io creo quel che dico, reca in sé la conoscenza del primordiale potere generativo.

Riscopri ora la tua magia, oppure approfondisci il tuo contatto con questo immane potere creativo, per vivere una realtà felice risvegliandoti al Momento Presente.

Fonte : Donnasapiens

Testi: “I quattro accordi”, Don Miguel Ruiz e “Avrah Ka Dabra” Dario Canil

 

Spiritual

La cerimonia per la luna piena di questa notte

Maggio 10, 2017

A questa Luna Piena dobbiamo rendere particolarmente omaggio, cercando di viverla intensamente, nella presenza più assoluta connettendoci quanto più possibile con la nostra Essenza e l’Essenza di tutta l’umanità.

Prepariamoci per far parte ad una grande cerimonia spirituale: il Wesak.

ll Wesak è un’importante cerimonia magico-religiosa del buddhismo hinayana, che in sanscrito significa piccolo carro.

Si celebra ogni anno quando il Sole splende nel segno del Toro nel mese di Maggio illuminando la Luna nel segno dello Scorpione.

Nel secolo scorso è stato divulgato dalla Società Teosofica e più specificatamente da Alice Bailey come Wesak Acquariano. Ed è rivolto a tutta l’umanità.

Ma qual’è il senso di questa sacra cerimonia?

Un’antichissima leggenda buddhista narra che cinquecento anni prima di Cristo il Principe Gautama Siddhartha raggiunge il massimo grado di Illuminazione e diventò Buddha, (che significa “risvegliato”), potendosi liberare definitivamente dal giogo delle reincarnazioni.

Il Buddha morì nell’anno 483 avanti Cristo nella notte del plenilunio mentre il Sole vibra nella costellazione del Toro; egli raggiunge la soglia del Nirvana, luogo della Grande Liberazione, dove una volta varcata la soglia, si sarebbe trovato immerso nella Luce della Beatitudine Eterna.

Ma mentre stava per varcare la soglia, mosso da una profonda compassione non ebbe più il coraggio di proseguire, si arrestò e dettò giuramento rivolgendosi a tutti i grandi Esseri di Luce delle Gerarchie Celesti pronti ad accoglierlo, con queste parole:

“Ogni anno, nel momento esatto del plenilunio nella costellazione del Toro, tornerò sulla terra per portare la mia benedizione a tutta l’umanità per incoraggiarne l’evoluzione Spirituale” 

E quel momento esatto sarà Mercoledì 10 Maggio alle 23:42pm (alle nostre latitudini)

Non proprio un perfetto orario, ma una serata perfetta per poter organizzare eventi e preghiere di gruppo, ma anche di unirsi a distanza da casa propria.
Basteranno solo 8 minuti per connettersi a questa potentissima fonte di Luce, otto minuti ben spesi dove la nostra Anima potrà ricevere la benedizione del Buddha.
Magari per alcuni di voi è già tardi, ma se potete vi consiglio di resistere ed attendere le 23:42, connettervi per 8 minuti e poi avventuravi nel mondo onirico.

La Cerimonia ha inizio all’orario esatto della Luna Piena. Quando tutto è pronto per la cerimonia arrivano anche i grandi Maestri Ascesi della Gerarchia Celeste, presenti nei loro Corpi Spirituali. Il Buddha si manifesta nel suo Corpo di Luce, insieme al Cristo, e per circa 8 minuti elargirà la sua benedizione all’umanità intera.
(Noi lo festeggeremo presso lo Studio Ametista, in Svizzera nell’Alto Malcantone)

Questa cerimonia è l’opportunità per l’umanità di compiere un balzo in avanti sulla via dell’evoluzione spirituale.

Tutti quelli che prendono parte alla cerimonia di persona, col pensiero o in meditazione beneficeranno di questa benedizione che gli darà la possibilità di elevarsi spiritualmente su un altro piano.

Abbiamo dunque la possibilità di incontrare i Maestri ascesi di altre dimensioni, connettendoci con i nostri intenti, preghiere, azioni, pensieri e rimanere aperti e ricettivi a questa benedizione.

Se il seme piantato nella scorsa lunazione, è stato ben nutrito in queste due settimane, ora è arrivato a maturazione e noi possiamo godere dei suoi frutti ricevendo nel contempo una benedizione dall’Alto.

La scorsa lunazione ci invitava a focalizzarci sul QUI ED ORA, affinché potessimo incontrare il nostro Spirito nel presente, e se siamo riusciti ad accogliere questo invito questo plenilunio si farà meno sentire in quanto saremo alquanto radicati.
Se al contrario ci siamo fatti trasportare dalla mente e dalle nostre emozioni, potremmo passare dei momenti alquanto intensi ed il mio suggerimento pertanto rimane sempre lo stesso:

Osservate le vostre emozioni, dis-identificatevi da esse perché nascono dalla mente abituata a giudicare, ad interpretare, ad assumere a ricordare ferite del passato mantenendole in vita nel presente e temendo il futuro, continuando a creare e ricreare una realtà che non rispecchia più chi siamo ora e chi siamo veramente. 

Giudicare un pensiero porta ad un emozione e l’emozione poi può davvero prendere il sopravvento, ed una Luna in Scorpione può essere assai esplosiva ed alquanto drammatica, correndo il rischio di perdersi nel labirinto emotivo. 

Pertanto limitatevi a far fluire i vostri pensieri senza afferrarli, senza giudicarli, senza seguirli, ma solo ignorandoli permettendogli però di esistere, potreste mitigare l’intensità di queste emozioni, al contrario combattendole o contrastandole le rendereste più forti.

Insomma una Luna legata ai ricordi ed alle emozioni che vibra nel segno più intenso dello zodiaco. Lo Scorpione! Non poteva che essere in opposizione al segno che più di tutti desidera rimanere in tranquillità, il Toro.
La sua intensità va oltre ogni limite, infatti lo Scorpione vien stimolato ad andare oltre il conosciuto per avventurarsi nel mondo occulto assaporando ogni tabù. Ma per comprendere bene questo segno vi invito a leggere questo articolo.

In sintesi però lo Scorpione vive le emozioni con estrema intensità, con un intensità tale da riuscire a farsi travolgere senza controllo.

Splenderà in una casa aquariana, la casa undicesima della collettività, dei gruppi, delle associazioni, ma anche la casa del futuro e dei nostri obiettivi! 
Questa è la dimora di Urano, pianeta delle rivoluzioni che ci incita a cambiare il mondo partendo da noi stessi al fine di poter raggiungere i nostri obiettivi, pertanto la Luna nel suo territorio porta attenzione alla missione dell’Anima all’interno di una collettività.

La Luna ci parla sempre di emozioni, e quando si trova in un segno d’acqua si fa più facilmente sentire soprattutto da chi ha la Luna in un segno d’acqua o in connessione con Nettuno.

Il Segno dello Scorpione è legato all’inconscio, l’elemento acqua di questo segno è un acqua paludosa sotto la quale si trova la perla della nostra vera Essenza, pertanto chi ha la Luna in Scorpione o è del segno dello Scorpione per andare a recuperare quella perla dovrà fare un tuffo negli abissi della sua Anima al fine di liberarla da ricordi ed emozioni inconsce che le impediscono di manifestarsi liberamente in assoluta tranquillità e leggerezza.

Il viaggio dello Scorpione è un viaggio continuo tra morte e rinascita.
Qualcosa deve morire per dar vita a qualcosa di nuovo, e pertanto vecchie credenze ed emozioni devono essere lasciate andare e trasformate in profondità se vogliamo sperimentare una nuova realtà, una realtà aquariana. 

Dunque… siete pronti a lasciar morire una parte di voi?

Siete pronti ad affrontare questo viaggio senza paura?

A dipendenza della nostra sensibilità e tema natale personale, potremmo sentire emozioni che riemergono e che ci impediscono di manifestare non solo la nostra Anima, ma anche la nostra vera identità con assoluta sicurezza.

Il Sole che illumina questa intensa Luna si trova come dicevamo nel Segno del Toro, il segno che cerca stabilità e sicurezza e splende in casa quinta, dimora del Sole!

La casa quinta è legata alla Gioia, al divertimento, allo svago, all’eros alla creatività ed anche ai figli strettamente connessi con un atto creativo.

Dovessero emergere emozioni intense, non fatevi spaventare pensando che vi impediscono di vivere la vita con gioia, ma accoglietele ed accettatele, in quanto la vera gioia può essere vissuta solo se ci liberiamo dai fantasmi interiori che ancora ci rincorrono convincendoci che sono ancora vivi.

Osservate cosa vogliono mostrarvi ma non permettete loro di riportarvi nel dolore!

Lasciatele dunque fluire senza alcun giudizio o vi riporteranno negli abissi.

Sia il Buddha che il Cristo conoscono molto bene le difficoltà che noi Anime incarnate in questo corpo e dimensione viviamo costantemente, sanno bene quanto risulta facile perdersi nella mente e quanto assai difficile rendersene conto, sono costantemente vicino a noi, il punto è quanto li sentiamo? quanto ce ne accorgiamo? quanto veniamo distratti dalla mente?

Se vogliamo risvegliarci e riconoscere di essere Spirito innanzitutto dobbiamo renderci conto che la mente non solo mente, ma ci fa credere che siamo ciò che in realtà non siamo e farà di tutto per mantenere viva questa illusione.

Abbiamo pertanto bisogno di una guida, di un aiuto, di una benedizione, di qualcuno che ci ricordi chi siamo veramente ma soprattutto chi non siamo! 

E nella notte del Wesak un aiuto lo riceviamo, e chi più del Buddha può insegnarci e ricordarci di vivere nel presente e di osservare emozioni e pensieri con distacco! 

Non è forse la rappresentazione in persona della Pace il Buddha? 


Seduto quasi immobile sotto un albero possente, solo concentrato sul suo respiro.
Un corpo presente, saldo e fermo. Insomma.. un energia tutta Toro connessa pienamente con il proprio Spirito!

Ma tornando agli astri… Ecco come si presente il cielo nell’esatto momento del Plenilunio.

Il Sole in Toro splende in casa quinta, invitandoci a riconquistare la sicurezza nell’esprimerci liberamente per quello che siamo e a gioire della vita!

Chi nasce sotto il segno del Toro infatti desidera trovare una pace interiore e vuole sentirsi sicuro nel proprio corpo, pertanto in casa quinta questo Sole ci invita a sentirci sicuri in questa dimensione materica al fine di poterci esprimere liberamente per quello che realmente siamo.

Ma siamo sicuri di saperlo?

Come possiamo sapere chi siamo se continuamente veniamo influenzati dalle preoccupazioni e dalle emozioni? Dobbiamo prima ancorarci alle energie del Sole in Toro.

Veniamo chiamati a riconquistare una sicurezza interiore tale che ci aiuti a gioire della vita in modo equilibrato e pacifico, senza sentire le emozioni continuamente in agguato e dietro l’angolo, pronte a riemergere non appena vengono provocate, emozioni che a nostra insaputa sono aggrappate alla nostra Anima come parassiti.

Vogliamo la Pace e la Pace si può conquistare e mantenere se ci connettiamo con la fonte, se diventiamo il presente, connettendoci ad un altra vibrazione, quella divina.

Questa tranquillità la possiamo sentire solo se ci dis-identifichiamo dalle emozioni che ci destabilizzano (e non poco), cristallizzandosi come energia all’interno del nostro corpo fisico.

Di vitale importanza pertanto è prendersi cura del proprio corpo con Amore, rimanendo il più possibile ancorati, centrati e presenti.

Il nostro corpo è il tempio dell’Anima, luogo in cui la nostra Anima desidera sentirsi sicura di potersi espandere oltre i limiti del corpo stesso, per abbracciare gli altri e la vita.

A volte però per via di esperienza traumatiche vissute, alcune Anime si rinchiudono nel proprio corpo a ricco e con timore, pun non mostrandolo all’esterno, e l’energia pertanto non può fruire liberamente.

Traumi, tristezze, ricordi si cristallizzano in aree ben specifiche, portando contrazione muscolare continuando a trattenere le emozioni sotto forma energetica.

Questi traumi possono essere legati ad abbandoni, violenze fisiche o anche un “semplice” senso di rifiuto che potremmo aver vissuto nell’infanzia, portandoci a rinchiuderci dentro il nostro corpo.
Il copro pertanto si trasforma in un luogo sicuro dove poterci nascondere.

In questo modo però chiudiamo la porta con il mondo esterno, pur mantenendo una maschera sociale, e l’energia dell’Anima non fluisce liberamente.
In questo caso nulla può uscire, ma nulla può entrare.

Prendersi cura del proprio corpo regolarmente significa onorarlo e mantenerlo in salute, ci aiuta anche a connetterci con gli altri, con l’Universo e con i suoi doni che costantemente sono a nostra disposizione qualora noi lo permettiamo.

L’Anima ha bisogno di sentirsi sicura non solo di incarnarsi completamente sentendosi a suo agio nel proprio corpo, ma anche di espandere la sua energia oltre i limiti fisici per permettere all’energia della vita di circolare più liberamente, ma per farlo deve prima saper gestire il suo corpo emotivo, e questo riesce a farlo solo se si focalizza sul presene in ogni istante. 

A chi ancora non l’avesse letto consiglio vivamente la lettura del libro Eckhart Tolle, Il Potere di Adesso. 

La gestione del corpo emotivo, spetta alla Luna!
Al Toro le emozioni turbolente danno troppo fastidio, ma il suo segno opposto, lo Scorpione ci naviga fin troppo bene.

Ed ecco allora che i due pianeti si trovano a collaborare.

Vuoi sentirti libero di manifestarti in assoluta sicurezza?
Vuoi gioire della vita senza dover nascondere le tue emozioni in profondità?
Vuoi diventare guida per la comunità ed esempio per l’umanità?

Ecco allora cosa devi fare.

La luce che illumina la Luna parte dal Sole in Toro, dunque innanzitutto vivi il presente il più possibile, soprattutto nei momenti in cui le emozioni si fanno più sentire.

Fai lunghe passeggiate all’aperto, abbraccia la Natura, annusa la primavera, ricevi e dona massaggi fisici liberando le energie cristallizzate nel tuo corpo fisico, mentre le emozioni sepolte in profondità evaporano per farti nascere a nuova vita.

E’ il segno del Sagittario ad ascendere ad Est al momento della Luna Piena incoronando Giove Signore di questo grande Evento.

Giove è il pianeta della fede, dell’ottimismo e della speranza ed in nona casa (a casa sua) ci invita ad espanderci ancora oltre il conosciuto per abbracciare l’ignoto alla ricerca di nuove filosofie e verità, magari invitandoci ad incontrare la nostra, ovvero quella dello Spirito.

In ogni istante, e non solo grazie a questa Luna piena, abbiamo la possibilità di risvegliarci alla comprensione di chi siamo veramente.
Ed è proprio nel momento in cui siamo più vicino a questa consapevolezza che la mente si fa più forte convincendoci del contrario, instillando in noi dubbi, incertezze paure.

Pertanto è proprio in quei momenti che dobbiamo essere ancora più saldi e determinati. E l’energia del toro in questo ci aiuta! 

Se vogliamo splendere e ritrovare la pace e l’equilibrio interiore che Giove in Bilancia ancora retrogrado suggerisce, dobbiamo prima affrontare le paure dell’inconscio che ci portano ad essere insicuri di noi stessi e di quello che siamo, incerti ed indecisi soprattutto su chi siamo  veramente.
Se non sappiamo chi siamo, come possiamo sapere dove dobbiamo andare?

Ma affrontare non significa combattere! Significa piuttosto lasciar fluire!

Plutone (Custode dell’inconscio) quadra Giove dalla prima casa, il cambiamento deve essere radicale rispetto al modo in cui ci poniamo, rispetto alla nostra personalità.

Saturno in Sagittario invece si trova congiunto all’ascendente, pertanto scivola in prima casa e ci invita a crescere a a maturare!

In quadratura a kirone che nel segno dei Pesci si trova in terza, Saturno va a stimolare le ferite legate alla nostra mente ed alle percezioni che di conseguenza abbiamo rispetto alla vita e alla realtà che ci circonda.

Se le nostre ferite inconsce hanno radicato in noi la credenza che il mondo è malvagio e la gente cattiva, o che gli altri ci feriscono, e la vita è dolorosa, molto probabilmente quella è la realtà che continueremo a creare,

Se invece ci dis-identifichiamo da questa credenza rivolgendo l’attenzione a Giove che attira la nostra attenzione dalla direzione opposta, possiamo davvero ricreare armonia e pace anche e soprattutto nella nostra mente. 

Venere in Ariete, sempre in casa terza, ci invita invece a rivalutare i nostri valori e la nostra mente.

I Nodi Lunari da poco hanno cambiato segno pertanto ora occorre analizzare la posizione di Urano governatore dell’Acquario e non più di Nettuno.

Bhé… Urano si trova in Ariete congiunto a Mercurio (sempre in Ariete) in casa quarta, la dimora dell’Anima, e ci sta stimolando non poco a risvegliare il Guerriero dentro di noi, sepolto nella profondità di noi stessi. Ma la casa quarta è anche la casa legata alla nostra famiglia ed alla nostra infanzia, pertanto potrebbero riemergere emozioni legate ad una rabbia mai espressa.

Il terremoto scatenato da Urano, sta facendo crollare le mura dietro le quali si nasconde un Anima ferita, convinta dalla mente che non ha via di uscita, quando invece ce l’ha eccome.  

Mercurio da poco tornato diretto ci stimola a parlare e ad essere diretti nel dire la verità! Ma potrebbe anche indicare una nuova mente che ha il potenziale di nascere grazie alla vicinanza di Urano, una mente che ora si metterà al servizio dello Spirito.

Dobbiamo ribellarci e riconquistare la nostra vera identità ed Essenza per portarla allo scoperto ed offrirla come esempio a tutta l’umanità, ma senza alcun giudizio verso quello che accade intorno a noi e senza mai ritenerci migliori o più evoluti di altri. Ognuno si risveglia quando è pronto!

Con Urano in quarta casa la rivoluzione deve essere infatti interiore.

Marte in Gemelli il coraggio del Guerriero consiste nel riconquistare la parola ed il diritto di avere le proprie opinioni essendo liberi da pensieri che non ci appartengono veramente, dobbiamo però imparare a comunicare le nostre emozioni e desideri, altrimenti se li reprimiamo quelle parole si trasformano in energia alimentata dalla rabbia manifestandosi nel nostro corpo come energia repressa, magari rendendoci un po’ troppo nervosi.

Ed infine Nettuno sempre in Pesci in casa seconda, ci invita a scommettere su noi stessi e a ritrovare fiducia in chi siamo. Nel senso dei Pesci, e nella casa del Toro, ci suggerisce che siamo molto di più della sicurezza che la nostra mente continua a cercare, spesso legata a beni materiali. La vera risorsa è infatti la connessione con la fonte, con il nostro Spirito! Unica risorsa fondamentale per farci ritrovare la pace che stiamo rincorrendo da sempre.

Insomma.. un Sole in quinta che invita ad esprimerci in modo sicuro e spontaneo illumina una Luna molto intensa invitandola a liberare le sue emozioni, e a mantenere poi un controllo emotivo, ma come abbiamo detto (e val la pena ricordarlo) non reprimendo le emozioni, bensì lasciandole fluire senza che abbiano più tutto questo potere su un Anima che ha assai più potere della mente, quando verrà risvegliata e riportata alla Luce.

Poi dall’undicesima casa questa conquista può essere offerta come esempio a tutta l’umanità.  

Non bisogna dimenticare che la casa undicesima dove splende questa Luna Piena è anche la casa della della fratellanza

Pertanto dobbiamo davvero convincerci che siamo tutti UNO, siamo tutti sulla stessa barca, e siamo tutti influenzati dalle nostre emozioni e dal nostro passato. Chi giudica l’altro, sta giudicando in modo molto più crudele sé stesso, continuando ad alimentare odio e giudizio che non faranno altro che tenerci ancorati al dolore del corpo emotivo.  

Dobbiamo tendere la mano al prossimo, dobbiamo vedere nell’altro le nostre ferite e nei suoi atti la conseguenza dei pensieri di tutta l’umanità nel corso dei secoli! pertanto il giudizio diventa davvero superfluo e contro-producente.

Siamo davvero UNO!

Sintonizzatevi pertanto con questa potente vibrazione Mercoledì 10 Maggio alle 23:42pm, connettetevi all’energia del gruppo sintonizzandovi a distanza o di presenza, e preparatevi a ricevere la benedizione del Buddha, una vibrazione di Amore che vi darà la forza di cui avete bisogno per poter ricordare chi siete veramente. 

Il Nodo Nord in Leone cade nella casa dello scorpione, ed è nel nostro mondo inconscio che dobbiamo riconquistare la nostra dignità, liberando lo Spirito!

Buon Wesak a tutti!

Questa la preghiera da recitare durante la cerimonia o la connessione personale:

Fonte: http://astrosapienza.blogspot.it/
Mind Spiritual

La parte mistica di Nikola Tesla: “Siamo connessi da linee invisibili”

Maggio 8, 2017

di Nikola Tesla, tratto dal libro “Le mie invenzioni. L’autobiografia di un genio

La maggior parte degli esseri umani non è mai consapevole di cosa stia succedendo intorno e dentro di sé, e sono in milioni a cadere vittime di malattie e a morire prematuramente solo per questo. Le più comuni circostanze quotidiane appaiono misteriose e inspiegabili alle persone. Potrebbe capitare loro di sentire un’improvvisa ondata di tristezza e setacciare il cervello in cerca di una spiegazione quando invece
sarebbe plausibile rintracciare la causa in una nuvola che blocca i raggi del sole.

Potrebbero figurarsi un caro amico in circostanze che considerano incredibilmente particolareggiate, quando solo poco prima lo hanno incrociato per strada o ne hanno visto una fotografia da qualche parte. Se perdono un bottone del colletto si lagnano e imprecano per un’ora, senza essere capaci di ripercorrere le azioni a ritroso e localizzare l’oggetto all’istante. La carenza di osservazione non è altro che una forma di ignoranza ed è responsabile del prevalere di diverse tendenze patologiche e idee insensate.

Non ci sarà più di una persona su dieci che non crede alla telepatia e alle altre manifestazioni psichiche, come lo spiritismo e la comunicazione con l’aldilà, e che rifiuterebbe di dare ascolto, volente o nolente, agli imbroglioni. Solo per mostrare quanto sia diventata profondamente radicata questa tendenza perfino tra gli americani lucidi di mente, potrei citare un simpatico episodio. Poco prima della guerra, quando la presentazione delle mie turbine in questa città provocò un proliferare di commenti sui giornali di tecnologia, mi aspettavo che tra gli industriali ci sarebbe stata una contesa per aggiudicarsi l’invenzione, e io avevo puntato, in particolare, su quel tipo di Detroit che
aveva una straordinaria capacità nell’accumulare milioni. Ero così convinto che un giorno si sarebbe fatto vivo che al mio collaboratore e agli altri assistenti lo diedi per certo. Come previsto, una bella mattina si presentò un gruppo di ingegneri della Ford Motor Company con la richiesta di discutere con me su un importante progetto. «Che vi avevo detto?» osservai trionfante con i miei dipendenti, e uno di
loro mi disse: «Lei è incredibile, signor Tesla; avviene esattamente tutto ciò che predice». Non appena questi risoluti signori si sedettero, naturalmente iniziai subito a decantare i magnifici aspetti della mia turbina, finché il portavoce mi interruppe e disse: «Sì, sappiamo tutto, ma siamo qui per uno scopo ben preciso. Abbiamo creato una società di psicologia per indagare sui fenomeni psichici e vogliamo che lei si unisca a noi in questo progetto». Penso che quegli ingegneri non abbiano mai saputo quanto sono andati vicino all’essere cacciati via dal mio ufficio.

Da quando alcuni tra i migliori uomini dell’epoca, luminari della scienza dai nomi immortali, mi dissero che sono dotato di una mente fuori dal comune, ho completamente rivolto le mie facoltà mentali alla risoluzione di problemi fondamentali, incurante del sacrificio. Per diversi anni ho cercato di trovare risposta al mistero della morte, e ho atteso ansiosamente qualsiasi tipo di indicazione spirituale. Ma in tutta la mia vita solo una volta ho vissuto un’esperienza che per un momento mi ha turbato come se fosse qualcosa di soprannaturale.
Accadde alla morte mia madre. Ero stremato dal dolore e dalla lunga veglia, e una notte dovetti recarmi in un edificio a circa due isolati da casa. Mentre ero lì inerme, pensai che se mia madre fosse morta quando non le ero affianco, mi avrebbe sicuramente mandato un segno. Due o tre mesi prima mi trovavo a Londra in compagnia di un mio compianto amico, Sir William Crookes, quando si cominciò a discutere di spiritismo, e io fui totalmente coinvolto da quelle riflessioni. Potrei non aver prestato attenzione agli altri, ma fui sensibile alle argomentazioni del mio amico visto che fu il suo lavoro epocale sulla materia radiante, che avevo letto da studente, che mi fece intraprendere una carriera imperniata sui fenomeni dell’elettricità.

La notte in cui dovetti allontanarmi da mia madre, pensai che le condizioni per uno sguardo verso l’ignoto erano davvero molto favorevoli, poiché mia madre era una donna geniale e particolarmente intuiva. Per tutta la notte ogni fibra del mio cervello era in tensione per l’attesa, ma non successe nulla fino alla mattina presto, quando mi addormentai, o forse svenni, e vidi una nuvola che sosteneva delle figure angeliche di straordinaria bellezza: una di queste mi guardò amorevolmente e a poco a poco assunse le sembianze di mia madre. L’apparizione fluttuò lentamente nella stanza e poi svanì, e io fui risvegliato da una melodia a più voci di una dolcezza indescrivibile. In quel preciso istante mi assalì una certezza che non è possibile esprimere a parole e che mi rivelava che mia madre era appena morta. Ed era vero. Non fui in grado di cogliere il terribile peso della dolorosa consapevolezza cui giunsi in anticipo, così scrissi una lettera a Sir William Crookes mentre mi trovavo ancora sotto l’effetto di quelle sensazioni e in deboli condizioni fisiche.

Quando mi ripresi cercai a lungo la causa esterna di questa strana rivelazione e, con mio grande sollievo, dopo diversi mesi di vani sforzi vi riuscii. Avevo visto il quadro di un famoso pittore che doveva avermi decisamente colpito e che rappresentava allegoricamente una delle quattro stagioni ritraendo una nuvola con un gruppo di angeli che in effetti parevano fluttuare nell’aria. Era proprio ciò che mi apparve in sogno, a parte la somiglianza con mia madre. La musica proveniva invece dal coro della chiesa vicina durante la messa della mattina di Pasqua, il che spiegava tutto in modo soddisfacente e in conformità con i dettami scientifici.

Non sono riuscito a ottenere alcuna evidenza a supporto della disputa tra psicologi e spiritisti, ma ho dimostrato, con mia grande soddisfazione, l’automatismo della vita, sulla base non soltanto di ripetute osservazioni sulle azioni dell’uomo, ma anche, in modo più definitivo, di fondate generalizzazioni. Queste ultime fanno capo a un’invenzione che considero il livello più alto della società umana e sulla
quale mi soffermerò brevemente. Ho avuto il primo sentore di questa verità sorprendente quando ero ancora molto giovane, ma per diversi anni ho interpretato quello che notavo solo come una coincidenza. In pratica, ogni volta che o io o una persona a cui ero legato, o una causa a cui mi dedicavo, venivamo attaccati in una qualche maniera che potrebbe generalmente essere meglio identificata come la più ingiusta immaginabile, sentivo un dolore singolare e indefinibile che, in mancanza di un termine migliore, ho qualificato come «cosmico»; di lì a poco, immancabilmente, coloro che ne erano stati la causa, finivano male. Dopo una serie di casi del genere mi confidai con un gruppo di amici che ebbero l’opportunità di convincersi della veridicità della teoria che gradualmente concepii e che potrei enunciare in questo modo:

I nostri corpi hanno tutti una struttura simile e sono soggetti agli stessi influssi esterni. È ciò che emerge dalla somiglianza
delle loro reazioni e dalla concordanza delle attività generali su cui si basano tutte le nostre leggi, regole sociali o di altro genere. Siamo automi totalmente controllati dalle forze dell’etere, sballottati come tappi di sughero sulla superficie dell’acqua, e confondiamo il libero arbitrio con la risultante degli impulsi esterni. I movimenti e le altre azioni che compiamo sono sempre in funzione della conservazione della vita e, per quanto sembriamo abbastanza indipendenti gli uni dagli altri, siamo connessi da linee invisibili.

Finché l’organismo è in perfetto stato risponde correttamente alle sollecitazioni, ma dal momento che in un individuo qualsiasi sopraggiunge qualche complicanza, la sua forza auto-conservativa è compromessa. Ognuno comprende, naturalmente, che se si diventa sordi, si indebolisce la vista, o se ci si pregiudica gli arti, le speranze di vita si riducono. Ma questo vale anche, e forse ancora di più, per certi difetti cerebrali che privano in qualche modo l’automa di quella qualità vitale e che quindi lo trascinano alla distruzione. Un individuo molto sensibile e attento, con il suo meccanismo altamente sviluppato in perfetto stato e che quindi agisce in modo corretto quando risponde alle mutevoli condizioni ambientali, è dotato di un senso meccanico superiore, che lo rende capace di evitare pericoli troppo impercettibili per essere individuati facilmente. Quando entra in contatto con altri esseri i cui organi di controllo sono decisamente compromessi, quel senso si attiva e l’individuo avverte il dolore «cosmico». Tale verità è stata confermata in centinaia di esempi e invito altri studiosi della natura a rivolgere l’attenzione all’argomento, essendo convinto che con un impegno combinato e sistematico verranno raggiunti risultati di incalcolabile valore per il mondo.

Nikola Tesla, tratto dal libro “Le mie invenzioni. L’autobiografia di un genio

Fonte: https://www.dionidream.com/autobiografia-nikola-tesla-mistico/

Featured Mind Spiritual

L’importanza del cuore

Maggio 8, 2017

Il cuore è un organo che si muove in continuazione: si muove perché supporta la vita.
È la vita stessa. È in continuo movimento perché VUOLE vivere qualsiasi esperienza, anche le più dolorose. Dal suo movimento possiamo imparare il segreto della vita: è scientificamente provato che il cuore ha una volontà sua, non dominata dalla mente. È l’unico organo del corpo ad avere un secondo “cervello” fisico.

Il cuore batte per sua scelta, non per merito nostro. Anche se volessimo fermarlo, con la volontà non ci riusciremmo. Lui non ci ha dato questa possibilità, e si è rivelata una scelta molto saggia: lui sapeva che a volte perdiamo la speranza nella vita e che la sfiducia e la disperazione possono prevalere e sovrastarci. Sapeva che nei momenti di sofferenza avremmo voluto scomparire pur di non sentire il dolore e lo avremmo annullato.

Il cuore sente tutto di noi e della vita intorno a noi, è sensibile e in comunione con l’universo e noi pur di dimenticare quel dolore terribile, vorremmo spegnerlo… quanti guai se solo la scelta fosse nostra! Se per battere il cuore avesse bisogno della nostra collaborazione, saremmo già morti tante volte. Quando il dolore è insopportabile noi vorremmo abbandonare tutto di noi… ma non possiamo abbandonare il cuore, perché è lui che non abbandona mai noi. Perché lui batte da solo.

Lui ci supporta. Anche senza la nostra collaborazione.

Allora troviamo altri modi: lo chiudiamo in un angolino, in modo da non sentirlo, oppure quando parla gli urliamo contro: “ NON TI CREDO!” , perché pensiamo che soffriremmo di meno senza di lui. Ma lui, anche se abbandonato e chiuso con la forza, continua imperterrito a battere, senza chiederci di nuovo il permesso. Basta guardarlo un attimo per riconoscere che lui è il fulcro, la SORGENTE PRIMARIA e il motore della nostra vita.

Organicamente e simbolicamente è lui che ci genera e ci rigenera, attimo dopo attimo. Quando lo guardiamo, tutto ammaccato perché è stato dimenticato, e noi ci chiediamo stupiti come mai batte ancora, come mai non si è fermato neanche un po’, dopo averlo chiuso in un ripostiglio buio lontano da noi, additandolo come la causa di ogni male, lui ci risponde che rifiutando lui, anche in minima parte e anche solo per un momento, rifiutiamo la vita stessa.

Grazie a Morena Masciullo

Fonte: http://www.visionealchemica.com/il-cuore-nostra-sorgente-primaria/

Mind Spiritual

Ottieni quello su cui ti concentri (nel bene e nel male) – I principi esoterici degli sciamani Huna

Maggio 8, 2017

 Ogni essere umano nasce in un mondo precostituito da cui riceve immediatamente le istruzioni per l’uso, ovvero insegnamenti su come è la realtà e come ci si deve muovere in essa.

Gli sciamani Huna delle Hawaii parlano di sette Principi Fondamentali capaci di risvegliare in ognuno la profonda conoscenza intorno ai misteri dell’esistere. Sette viene tradotto in hawaiano con la parola HIKU:
HI, che significa “scorrere”, rappresenta il principio femminile e KU, che significa “stare immobile”, rappresenta il principio maschile.
Gli Sciamani Hawaiani si rivolgono alla malattia considerandola sotto il profilo puramente mentale. Ogni tipo di malattia, dall’influenza all’insufficienza cardiaca, deriva da un conflitto interiore e dal conseguente stress che si crea nel corpo per la resistenza a tale conflitto. Ecco i 7 principi.

PRIMO PRINCIPIO. IKE: IL MONDO E’ COME PENSI CHE SIA

L’idea fondamentale della filosofia Huna è che ciascuno di noi, ovvero i nostri 3 sé:
  •   il subconscio – KU,
  •   il sé cosciente – LONO
  • e il supercosciente o Sé superiore – AUMAKUA)…
crea la propria personale esperienza della realtà, attraverso le proprie convinzioni e interpretazioni, azioni abituali e reazioni, aspettative, paure, desideri, pensieri e sensazioni. Noi siamo creatori, o meglio CO-CREATORI, del mondo e Huna insegna a creare in modo consapevole.
Più in generale, questo principio dice che abbiamo una forte capacità di dare noi un senso alle cose. Se qui noi pensiamo di star perdendo tempo, questo è un sistema di credenza e magari stiamo realmente perdendo tempo, se pensiamo così. Se invece siamo convinti, che stiamo facendo qualcosa di buono a noi o agli altri, il sistema di credenze è diverso e allora noi stiamo facendo davvero qualcosa di buono ed è questo che porteremo a casa. La responsabilità è nostra. Siamo noi a decidere. Sono io che porto la mia visione del mondo nella situazione in cui mi trovo. Sono io che do il nome, il valore alle cose.

SECONDO PRINCIPIO. KALA: TUTTO E’ POSSIBILE, NON ESISTONO LIMITI

 Non ci sono veri confini tra noi e il nostro corpo, tra noi e le altre persone, noi e il mondo, noi e Dio.
Nell’Huna Dio e l’Universo (cioè tutto ciò che è, era o sarà) sono la stessa cosa. Le classificazioni, i sistemi, le etichette sono nostre invenzioni, possono cambiare, mentre in realtà dietro ad ogni sistema esiste un’unità essenziale, la fonte della vita, “il grande mistero”.
Huna significa segreto, ma noi conosciamo il segreto. Entrambe le sillabe di Huna trasmettono anche il significato di unione con tale mistero, che è quindi possibile oltre che desiderabile. Qualsiasi divisione, separazione è puramente funzionale, convenzionale, un’illusione di convenienza. Allo stesso modo non ci sono limiti, per esempio, per le connessioni che possiamo avere. Possiamo entrare in contatto con più cose, nel tempo, nello spazio. Basta essere aperti, accettarne l’esistenza, diventarne coscienti.
Un altro significato di questo principio è che esiste un potenziale illimitato alla nostra creatività. Possiamo creare qualsiasi cosa siamo in grado di concepire. Possiamo cambiare tutto e in qualsiasi momento lo vogliamo, perché il mondo è come noi lo vediamo. Huna è basato sull’uso molto creativo delle nostre facoltà, sulla manipolazione creativa dei nostri pensieri, comportamenti, credenze. I limiti sono quelli noi poniamo. Si tratta pian piano di allargare il cerchio della propria esistenza, di allontanare i limiti, i paletti di quello che accettiamo.

TERZO PRINCIPIO. MAKIA: L’ENERGIA VA DOVE SI DIRIGE L’ATTENZIONE

Cerchiamo di essere sempre consapevoli a cosa pensiamo, facciamo, in che stato d’animo siamo, come viviamo, perché quella è la direzione dell’Energia che noi diamo. Imparando ad accrescere e a direzionare il mana, il flusso dell’energia, (con parole, immagini, volontà, entusiasmo, eccitazione…) accresciamo anche il nostro potere, la nostra capacità di manifestare nella realtà quello che desideriamo e di cui abbiamo bisogno.
Creiamo un seme, focalizziamo l’energia su di esso finché non si manifesta nella realtà. Ottieni quello su cui ti concentri (nel bene e nel male). Il metodo più diretto per aumentare e migliorare il Mana è la trasformazione degli atteggiamenti negativi in positivi. Si è consapevoli e si accetta amorevolmente pensieri o sentimenti negativi quando si presentano, ma li si modifica consapevolmente nel loro opposto.
Volendo semplificare il processo di manifestazione: la mente cosciente concentra l’attemnzione su qualcosa, la mente subconscia tratta l’oggetto dell’attenzione come un fatto reale e ne registra la memoria/ lo sostiene come una credenza, la mente supercosciente usa poi questo come uno schema o modello in base a cui creare un’esperienza fisica equivalente e renderlo parte integrante della nostra vita. Se non ci sono conflitti tra convinzioni e dubbi, il semplice concentrare l’attenzione mette in atto il supercosciente (v. sincronicità). Più l’attenzione è pura, più i risultati saranno chiari. L’attenzione cosciente è questione di scelta, mentre l’attenzione subcosciente è questione di abitudini apprese. Colmando la mente di pensieri elevati/spirituali oltre che positivi, convoglia una visione diversa del mondo e della vita, un atteggiamento di fiducia amorevole nei confronti del subconscio, del Sé superiore, del corpo, dell’universo rendendo possibile trascendere più facilmente dubbi, paure senza doverli combattere, per raggiungere i propri scopi più facilmente.

QUARTO PRINCIPIO. MANAWA: ADESSO E’ IL MOMENTO DEL POTERE

Dal presente si può cambiare passato e futuro. Abbiamo nel qui e ora il potere di cambiare le convinzioni limitanti legate magari ad esperienze del passato e piantare coscientemente i semi di un futuro di nostra scelta.
L’unica cosa frenante è essere in dubbio, non agire, indugiare. L’importante è fare qualcosa, agire senza paure, stando attenti però a quello che facciamo, essendo consapevoli. Huna è efficace. Attenzione a quello che chiediamo, potremmo ottenerlo. È quando siamo concentrati nel momento presente che diventiamo più efficienti in quello che facciamo, perché il Mana esiste soltanto nel momento della consapevolezza.

QUINTO PRINCIPIO. ALOHA: AMARE E’ ESSERE FELICI INSIEME

Il più profondo significato di aloha è “la gioiosa (oha) condivisione (alo) dell’Energia Vitale (ha) nel momento presente (alo)”.
Si tratta di ascoltare il proprio sentire, andare nella direzione del cuore, fluire con le cose, lasciarsi andare, camminare in bellezza.
È importante valutare quello che stiamo facendo, se mi porta felicità o meno. Se mi dà benessere, libertà, amore, va bene, lo sviluppiamo, andiamo nella direzione del cuore… Se non me lo porta, è bene prendere un’altra direzione.
Bisogna essere fluidi, imparare a cavalcare l’onda, seguire i movimenti delle cose come l’acqua. Se mi sto muovendo con gioia, danzando, cantando, celebrando, allora la via è quella giusta, non sto sbagliando direzione. E l’Universo lo conferma manifestando eventi positivi. Come dentro così fuori…

SESTO PRINCIPIO. MANA: TUTTO IL POTERE VIENE DA DENTRO

Il nome dato in origine a Huna era ho-omana, che significa creare mana, energia, forza vitale. Quando sappiamo come creare Mana, sappiamo come accrescere i nostri potenziali nascosti.
Tutto il potere viene da dentro. Non esiste un vero potere al di fuori di noi, perché il potere dell’Universo agisce attraverso di noi nella nostra vita. Noi siamo il canale attivo di questo potere e le nostre scelte e decisioni lo dirigono.
Nessun’altra persona può avere potere su di noi o sul nostro destino, a meno che noi non glielo permettiamo. Spesso usciamo dal nostro potere, cercando appigli fuori. Crediamo al potere di un maestro per esempio. Speriamo che qualcuno versi dentro di noi quello che in realtà c’è già. In realtà dobbiamo solo renderci conto che c’è già.

SETTIMO PRINCIPIO. PONO: L’EFFICACIA E’ LA MISURA DELLA VERITA’

Non esiste una verità assoluta, ma c’è una verità effettiva a ciascun livello di coscienza individuale.
Huna è un sistema molto pratico. Qualsiasi sistema di conoscenza viene considerato conveniente piuttosto che reale. C’è sempre più di un modo di fare qualcosa. Una differente organizzazione della stessa conoscenza potrebbe risultare altrettanto valida per altri scopi. In altre parole, tutti i sistemi sono arbitrari.
Siamo liberi di usare quello che per noi funziona meglio, stando attenti ovviamente a non fare niente che sia in contraddizione con il rispetto degli altri.
“La definizione di crescita personale secondo l’Huna è ‘accrescere la consapevolezza, le capacità e la felicità’ e si applica a tutte le forme di consapevolezza, dagli atomi alle galassie, che si tratti di forme animali, vegetali o minerali. Negli esseri umani la spinta verso la crescita è localizzata nel Ku (Il subconscio).”
Serge Kahili King, Sciamano Huna
Fonte : dionidream.com
Spiritual

Aiutate ogni infelice ogni volta che potete, ma non nutrite mai un debole per queste persone

Maggio 3, 2017

Philippus Aureolus Theophrastu Bombastus von Hohenheim, detto Paracelso ( cioè “meglio di Celso”), nato a Einsiedeln, in Svizzera, nel 1493 e morto a Salisburgo nel 1541, è stato un medico, alchimista e astrologo.  Il suo è quasi certamente una parziale latinizzazione di Hohenheim, ma si è anche creduto potesse alludere al medico latino Celso del I sec d.C.. Paracelso è una delle figure più rappresentative del Rinascimento, intraprese lunghi viaggi in Europa spingendosi fino all’India e alla Cina, studiando le malattie più frequenti fra il popolo, e fondando un nuovo sistema terapeutico sulla base delle sue cognizioni e osservazioni cliniche e chimiche, conquistandosi l’amicizia di medici e malati, ma anche sollevando grandi contese.

E’ stato professore all’università di Basilea, e non aveva nessun problema a mettersi contro tutti gli altri insegnanti, ciò è dimostrato anche dal fatto che rifiutò l’insegnamento tradizionale della medicina, e diede vita a una nuova disciplina, chiamata iatrochimica, basata sulla cura delle malattia utilizzando sostanze minerali. Cura moltissimi pazienti dati per spacciati dai colleghi accademici e la sua fama lo precede in tutte le corti reali che richiedono i suoi consulti.

Paracelso si discosta dalle pratiche dei suoi contemporanei per agire in maniera diretta non solo sul corpo fisico del malato, ma su quella regione interiore dove il morbo ha origine. La base di una patologia è quindi da ricercarsi nello squilibrio tra l’interiorità dell’uomo e l’insieme naturale che lo contiene e che produce da sé gli elementi essenziali alla cura. La malattia nasce da un accumulo di impurità nell’organismo, è necessario quindi operare per separare queste scorie dalla materia pura.

Secondo questo singolare personaggio, i migliori insegnamenti per un medico non provenivano dal passato, ma dall’esperienza.

Il corpo, per sua costituzione, è sano e perfetto, e ciò che lo rende malato è l’insorgenza di disarmonie che possono provenire da:

  • Condizioni climatiche
  • Infezioni
  • Tossine
  • Condizioni genetiche ereditarie
  • Influssi spirituali
  • Volontà divina

La malattia è qualcosa di invisibile che è possibile comprendere attraverso l’esame del visibile ovvero i sintomi. Individuata la causa è necessario ricercarne il corrispettivo nella natura, come principio curativo.

La medicina di Paracelso pone l’uomo vivo e in salute al centro; egli dava molta importanza all’osservare i pazienti ed era capace di immedesimarsi nei suoi disturbi. La sua opera ebbe una vasta diffusione e un’azione profonda sull’evoluzione del pensiero medico particolarmente in Germania.

Riguardo la sua morte sono stati sollevati molti dubbi. Secondo alcuni contemporanei sarebbe stato aggredito, al termine di una cena, da alcuni sicari al soldo di medici rivali e gettato da una rupe. S. Th. Von Soemmering, un medico tedesco, nel 1772 ne esaminò il cranio in seguito all’esumazione, notando un’evidente frattura lungo l’osso temporale, compatibile con una simile ipotesi. La massoneria e i rosacrociani useranno i suoi insegnamenti e la sua simbologia.

Le regole di Paracelso

  1. Migliorare la propria salute.

Respirare profondamente e ritmicamente il più spesso possibile, riempiendo bene i polmoni, all’aperto o davanti a una finestra aperta. Bere circa due litri d’acqua al giorno, a piccoli sorsi, mangiare molta frutta, masticare i cibi lentamente, evitare alcool, tabacco e medicinali, a meno che non ci siano motivi gravi per cui siate sottoposti a trattamento medico. Fare il bagno quotidianamente, abitudine che fa bene alla propria dignità.

  1. Bandire dalla mente tutti i pensieri negativi, di rabbia, rancore, odio, noia, tristezza, povertà e vendetta.

Evitate come la peste di avere a che fare con persone maledicenti, viziose, vili, pigre, pettegole, volgari o vanitose  o persone che hanno come unica base dei loro discorsi od occupazione argomenti sensuali. Osservare questa regola è molto importante: si tratta di cambiare la trama spirituale della vostra anima. E’ l’unico modo per cambiare il vostro destino, perché il caso non esiste, esso dipende dalle nostre azioni e dai nostri pensieri.

  1. Fare tutto il bene possibile.

Aiutate ogni infelice ogni volta che potete, ma non nutrite mai un debole per queste persone. Dovete tenere sotto controllo le vostre emozioni e fuggire da ogni forma di sentimentalismo.

  1. Dimenticare ogni offesa.

Sforzatevi di pensare bene del vostro più grande nemico. La vostra anima è un tempio che non dovrebbe mai essere profanato dall’odio. Tutti i grandi uomini si sono lasciati guidare da quella Voce Interiore, ma questa non vi parlerà immediatamente, dovete prepararvi per un certo periodo di tempo, distruggendo le vecchie abitudini i pensieri e gli errori che pesano sul vostro spirito, che nella sua essenza è perfetto e divino, ma è impotente di fronte all’imperfezione del  veicolo che gli si offre oggi per manifestarsi, la debole carne.

  1. Raccogliersi ogni giorno in meditazione.

Recatevi ogni giorno in un luogo dove nessuno possa disturbarvi, anche solo per mezz’ora, seduti il più comodamente possibile, con gli occhi socchiusi e non pensare a niente. Questo rafforza il cervello e lo Spirito e vi metterà in contatto con influenze benefiche. E’ in questo stato di meditazione che spesso arrivano le idee più brillanti, che a volte possono cambiare un’intera esistenza. Con il tempo tutti i problemi saranno risolti da una Voce Interiore che vi guiderà in questi momenti di silenzio, mentre siete da soli con la vostra coscienza.

  1. Mantenere un silenzio assoluto sulle vicende personali.

Non riferite agli altri, neanche alle persone più intime, tutto quello che pensate, ascoltate, imparare, conoscete, sospettate o scoprite; si dovrebbe essere come una casa murata o un giardino recintato. E’ una regola molto importante.

  1. Non temete gli uomini e non abbiate paura del domani.

Se manterrete il vostro cuore forte e puro, ogni cosa andrà bene. Non pensate mai di essere soli o deboli, perché dietro di voi ci sono potenti eserciti che non potreste concepire nemmeno nei sogni. Se elevate lo spirito, nessun male potrà toccarvi. Il solo nemico che dovete temere siete voi stessi. La paura e la sfiducia nel futuro sono le madri di tutti i fallimenti e attraggono le cattive influenze e con esse il disastro.

Se studiate con attenzione le persone fortunate, vedrete che esse osservano gran parte delle regole sopra enunciate.

Le persone facoltose non sono propriamente del tutto delle brave persone, poiché non sono rette, ma possiedono molte delle virtù menzionate sopra. Del resto la ricchezza può essere uno dei fattori che conduce alla felicità, poiché ci dà il potere di compiere grandi e nobili opere, ma non  è una vera e propria benedizione. Quest’ultima si raggiunge solo attraverso percorsi diversi, dove non domina l’Egoismo.

Conclusione.

Non lamentatevi, dominate i vostri sensi, ripudiate l’umiltà e la vanità. L’umiltà vi toglie le forze, la vanità è dannosa tanto quanto un “peccato mortale contro lo Spirito Santo.”

“Non essere schiavo di un altro se puoi essere tu il tuo padrone.”
Paracelso

Fonte: https://www.dionidream.com/paracelso/

Spiritual

Il compito della donna è insegnare ad amare all’uomo

Aprile 20, 2017

“Quando desidero qualcosa lo chiedo a me”. Nonna Margherita, guaritrice e guardiana della tradizione maya, è cresciuta con la sua bisnonna, che era guaritrice e faceva miracoli. Pratica e conosce i circoli di danza del sole, della terra, della luna, e la ricerca della visione. Appartiene al consiglio degli anziani indigeni e si dedica a seminare salute e conoscenza in cambio della gioia che le produce il farlo, perché per mantenersi continua a coltivare la terra. Quando viaggia in aereo e le assistenti di volo le danno un nuovo bicchiere di plastica, lei si afferra al primo: “No, ragazza, questo va a finire alla Madre Terra.” Sprizza saggezza e potere, é qualcosa che si percepisce nitidamente. I suoi rituali, come gridare alla terra il nome del neonato, affinché riconosca e protegga il suo frutto, sono esplosioni di energia che fanno bene a chi é presente; e quando ti guarda negli occhi e ti dice che siamo sacri, si muove qualcosa di profondo. Lei ci dice:

Abuela Margarita: Ho 71 anni. Sono nata in campagna, nello stato di Jalisco, Messico, e vivo in montagna. Sono vedova, ho due figlie e due nipoti da parte delle mie figlie, però ne ho a migliaia con cui ho potuto imparare l’amore senza attaccamento. La nostra origine sono la madre Terra e il padre Sole. Sono venuta sulla terra per ricordare a voi ciò che c’è dentro ciascuno.

Giornalista:  Dove andiamo dopo questa vita?

A. M.: Oh, figlia mia, a divertirci. La morte non esiste. La morte è semplicemente lasciare il corpo fisico, se vuoi.

G.: Come se vuoi…?

A.M.: Te lo puoi portare via. Mia bisnonna era chichimeca (NdT: popolazioni seminomadi dell’America centro-sud, termine peggiorativo un po’ come i nostri zingari), sono cresciuta con lei fino ai 14 anni, era una donna prodigiosa, una guaritrice, magica, miracolosa. Ho imparato molto da lei.

G.: Ormai si nota che lei è una saggia, Nonna.

A.M.: Il potere del cosmo, della terra e del grande spirito è lì per tutti, basta prenderlo. Noi guaritori valorizziamo e amiamo molto i 4 elementi ( fuoco, acqua, aria, terra), li chiamiamo nonni. Una volta ero in Spagna, accudivo a un fuoco e ci siamo messi a chiacchierare.

G.: Con chi?

A.M.: Con il fuoco. “Io sono in te,” mi disse. “Lo so già,” risposi. “Quando decidi di morire ritornerai allo spirito, perché non ti porti il corpo?” disse. “Come faccio?” domandai.

G.: Interessante conversazione.

A.M.: “Tutto il tuo corpo è pieno di fuoco e anche di spirito – mi disse, – occupiamo il cento per cento dentro di te. L’aria sono i tuoi modi di pensare e ascendono se sei leggero. Di acqua abbiamo più dell’80% e sono i sentimenti ed evaporano. E terra siamo meno del 20%, cosa ti costa portarti via questo?” – – E perché vuoi il corpo? – – Ovvio, per godermela, perché mantieni i 5 sensi e ormai non soffri di attaccamenti. Adesso sono qui con noi gli spiriti di mio marito e di mia figlia. – – Ciao. – – Il morto più recente della mia famiglia è mio suocero, che se ne é andato a più di 90 anni. Tre mesi prima di morire decise il giorno. “Se me ne dimentico – ci disse – ricordatemelo “. Arrivò il giorno e glielo ricordammo. Si lavò, si mise vestiti nuovi e ci disse: “Ora me ne vado a riposare”. Si buttò sul letto e morì. Lo stesso vi posso raccontare di mia bisnonna, dei miei genitori, delle mie zie.

G.: E lei, nonna, come vuole morire?

A.M.: Come il mio maestro Martinez Paredes, un maya poderoso. Andò in montagna: “Al tramonto venite a prendere il mio corpo”. Lo si udì cantare tutto il giorno e quando andarono a cercarlo, la terra era piena di orme. Così voglio morire io, danzando e cantando. Sapete cosa ha fatto mio padre?

G.: Cosa ha fatto?

A.M.: Una settimana prima di morire andò a raccogliere i suoi passi. Percorse i luoghi che amava e visitò la gente che amava e si prese il lusso di salutare. La morte non è morte, è la paura che abbiamo del cambiamento. Mia figlia mi sta dicendo: “Parla di me” e perciò vi parlerò di lei.

G.: Anche sua figlia decise di morire?

A.M.: Sì. C’è molta gioventù che non può realizzarsi, e nessuno desidera vivere senza senso. – –

G.: Cosa vale la pena?

A.M.: Quando guardi gli occhi e lasci entrare l’altro in te e tu entri nell’altro e diventate uno. Questa relazione di amore è per sempre, lì non c’è noia. Dobbiamo capire che siamo esseri sacri, che la Terra è nostra madre e il Sole nostro padre. Fino a pochissimo tempo fa gli Huicholes (NdT: detti anche Wirrarika o Wixarika o Huichol, sono nativi americani della Sierra Madre Occidentale del Messico, adorano il cactus allucinogeno peyote) non accettavano contratti di proprietà della terra. “Come sarei proprietario della madre Terra?” dicevano.

G.: Qui la terra si sfrutta, non si venera.

A.M.: La felicità è tanto semplice! Consiste nel rispettare ciò che siamo, e siamo terra, cosmo e grande spirito. E quando parliamo della madre terra, parliamo anche della donna che deve occupare il suo posto di educatrice.

G.: Qual’è la missione della donna?

A.M.: Insegnare all’uomo ad amare. Quando avranno imparato, avranno un’altra maniera di comportarsi con la donna e con la madre terra. Dobbiamo vedere il nostro corpo come sacro e sapere che il sesso è un atto sacro, quello è il modo per renderlo dolce e ci riempie di senso. La vita arriva per mezzo di questo atto d’amore. Se banalizzi questo, cosa ti resta? Restituire il potere sacro alla sessualità cambia la nostra attitudine verso la vita. Quando la mente si unisce al cuore tutto è possibile. Voglio dire qualcosa a tutto il mondo… Che possono usare il potere del Grande Spirito nel momento in cui lo vogliano. Quando capisci chi sei, i tuoi pensieri diventano realtà. Io, quando ho bisogno di qualcosa, lo chiedo a me stessa. E funziona.

G.: Ci sono molti credenti che pregano Dio, e Dio non concede.

A.M.: Perché una cosa è chiedere l’elemosina e un’altra ordinare a se stessi, sapere cos’è ciò di cui hai bisogno. Molti credenti son diventati dipendenti, e lo spirito è totalmente libero; di questo bisogna convincersi. Ci hanno insegnato ad adorare immagini invece di adorare noi stessi e adorarci tra di noi.

G.: Senza sentirsi imbarazzati.

A.M.: Dobbiamo utilizzare la nostra ombra, essere più leggeri, affinare le capacità, capire. Allora è facile curare, esser telepatici e comunicare con gli altri, le piante, gli animali. Se decidi di vivere tutte le tue capacità per fare il bene, la vita è piacere.

G.: Da quando lo sa?

A.M.: Alcuni momenti prima di morire mia figlia mi disse; ” Mamma, prendi la tua pipa sacra, devi condividere la tua saggezza e viaggerai molto. Non temere, io ti accompagnerò.” Io vidi con grande sorpresa come lei si incorporava al cosmo. Sperimentai che la morte non esiste. L’orizzonte si ampliò e le percezioni persero i limiti, per questo ora posso vederla e ascoltarla, lo crede possibile?

G.: Sì.

A.M.: I miei antenati hanno lasciato a noi nonni la custodia della conoscenza: “Verrà il giorno in cui si ritornerà a condividere in circoli aperti”.

Credo che questo tempo è arrivato.

Intervista originale: Cuadernodemujeres– Traduzione: Lasoffittadellestreghe – Rivisto ed editatoda Dionidream


Abuela (Nonna) Margarita Nuñez è messicana, india Chichimeca e portatrice della Sacra Pipa. Come membro del Consiglio Intertribale degli Anziani d’America viaggia per il mondo per condividere le sue conoscenze ancestrali tramandate dalle più genuine tradizioni indigene e mantenere viva l’eredità della cultura degli Antenati. Attraverso le sue cerimonie e il Temascal, la capanna di sudore, condivide la sua conoscenza ancestrale appartenente alla più genuina tradizione indigena. In Lei si riassumono saggezza e potere. I suoi rituali sono un’esplosione d’energia che contagiano pace e allegria. Quando ti guarda negli occhi e ti ricorda che siamo esseri sacri, qualcosa di profondo si muove dentro di te.

Fonte: https://www.dionidream.com/intervista-abuela-margherita

Spiritual

Come cresce lo spirito dei bambini giapponesi

Aprile 20, 2017

Il carattere dei giapponesi viene apprezzato in tutto il mondo. Li abbiamo visti affrontare tragedie enormi con grande stoicismo. Non perdono il controllo e preservano lo spirito di gruppo in qualunque circostanza. Si contraddistinguono anche per l’enorme rispetto che nutrono verso gli altri e per il loro impegno al lavoro.

Ma non stiamo parlando solo degli adulti. Anche i bambini giapponesi sono molto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati in Occidente. Fin da piccoli, si distinguono per i loro modi docili ed affabili. I bambini giapponesi non fanno i capricci e non perdono il controllo se non ottengono subito qualcosa.

 

Cercare di controllare le nostre reazioni senza riuscirci è il copione che porta alla schiavitù della paura.
Giorgio Nardone

Come hanno fatto i giapponesi a creare una società in cui i valori dell’autocontrollo, del rispetto e della temperanza sono quelli predominanti? Sono così severi da aver creato una società disciplinata o forse ricorrono a modelli educativi efficaci? Approfondiamo in dettaglio l’argomento.

I giapponesi attribuiscono un grande valore alla famiglia

A rendere speciali i giapponesi è il rapporto tra le diverse generazioni. Più che in altre parti del mondo, il legame tra gli adulti e i più giovani è empatico ed affettuoso. Un anziano è una persona molto saggia, che va tenuta in considerazione.

Gli anziani, a loro volta, vedono nei bambini e nei giovani persone che stanno crescendo, che si stanno formando. Per questo motivo, sono tolleranti ed affettuosi nei loro confronti. Adottano un ruolo di guida, non sono giudici o inquisitori nelle vite dei più giovani. I legami tra persone di diverse età, pertanto, sono molto equilibrati ed armoniosi.

I giapponesi hanno grande considerazione della famiglia allargata. Al tempo stesso, però, rispettano alcuni limiti. Ad esempio, per loro è inconcepibile che i nonni si occupino dei nipoti perché i genitori non hanno tempo o sono occupati. I legami non si basano su scambi di favori, ma su una visione del mondo in cui ognuno ha il suo posto.

 

L’educazione si basa sulla sensibilità

La maggior parte delle famiglie giapponesi concepisce l’educazione dei figli come una pratica affettiva. Non vedono di buon occhio le grida o i rimproveri violenti. I genitori si aspettano che i figli imparino a relazionarsi con gli altri, rispettandone la sensibilità.

In generale, quando un bambino fa qualcosa di sbagliato, i genitori lo rimproverano con uno sguardo o un gesto di disappunto. In questo modo, gli fanno capire che quello che ha fatto non va bene. Normalmente usano frasi come “gli hai fatto male” o “ti sei fatto male” per sottolineare la conseguenza negativa di un comportamento, non tanto per sgridare.

Questo genere di formule si applicano anche ai giochi. Se un bambino, ad esempio, rompe un gioco, è probabile che i genitori gli dicano: “gli hai fatto male”. Non dicono “l’hai rotto”. I giapponesi enfatizzano il valore di un oggetto e non il suo funzionamento. Per questo motivo, i figli imparano fin da piccoli a mostrarsi sensibili, un aspetto che li rende molto rispettosi.

Il grande segreto: un tempo di qualità

Quanto detto fino ad ora è importante. Ma niente lo è come il tempo di qualità che di solito i giapponesi dedicano ai figli. Non concepiscono l’educazione come un distacco, anzi, tutto l’opposto. Per loro, è molto importante stabilire legami stretti con i figli.

È insolito che una madre porti il figlio a scuola prima che abbia compiuto tre anni. Prima di quell’età è comune vedere le mamme portare i loro figli con sé ovunque. Quel contatto fisico, che si vede molto nelle comunità ancestrali, genera legami più profondi. Una prossimità della pelle, ma anche dell’anima. Per la mamma giapponese, è molto importante parlare ai figli.

Lo stesso vale per i papà e i nonni. È usanza che le famiglie si riuniscano per dialogare. Mangiare tutti assieme e raccontarsi aneddoti è una delle attività più frequenti. Le storie di famiglia si raccontano ogni volta, in questo modo si crea anche nei più piccoli un senso di identità e di appartenenza. Imparano, inoltre, a valorizzare le parole e la compagnia.

Per tale motivo, i bambini giapponesi difficilmente fanno i capricci. Vivono in un ambiente che non crea loro confusione. Non si sentono abbandonati affettivamente. Percepiscono che il mondo ha un ordine e che ognuno ha il suo posto. Questo è per loro motivo di serenità, diventano più sensibili e capiscono che le esplosioni dell’animo sono inutili.