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I benefici del saper cambiare

Luglio 7, 2018

“Fanatico è colui che non può cambiare idea e non intende cambiare argomento”

(Winston Churchill).

“Il saggio dubita spesso e cambia idea. Lo stupido è ostinato, non ha dubbi, conosce tutto fuorché la sua ignoranza”

(Akhenaton).

“Non meno che saper, dubbiar m’aggrada”

(Dante Alighieri).

“Queste sono solo alcune frasi di uomini illustri in vari campi dello scibile, ma di esempi se ne potrebbero fare tanti altri. Uomini come Mandela, che dall’azione violenta e bellicosa sono evoluti nella non violenza e persino nel perdono, insegnano che cambiare idea non solo fa parte di un processo evolutivo psicofisico necessario e quasi naturale, ma che la convivenza e il vivere in società si basano su proprio questa capacità/virtù.  Si potrebbe dire che in un certo senso la coerenza, se usata come unico valore di riferimento, presuppone una condizione di morte. Lasciare passare, entrare, accogliere nuove idee consente di crescere, evolvere acquisire sapere, comprendere concetti e fenomeni, capire, in una parola: vivere. Colui che fa della coerenza il suo baluardo non vive, sta fermo, non si muove in nessuna direzione, è morto.”

 

Noi stessi siamo il Divenire, noi stessi, in quanto esseri umani del pianeta, mutiamo. Quando nasciamo non ricordiamo ció che siamo stati;  alcuni bambini ricordano di loro vite precedenti. Ho sentito bambini raccontare dettagli, oltremodo precisi e chiari in cui loro stessi si trovavano in momenti e luoghi a noi ignoti ora. Dettagli difficilmente definibili semplice fantasia infantile, perché troppo precisi e puntuali nella descrizione. Quei bambini oggi, sono sempre loro stessi, ma con una veste nuova, mutata e differenti, nelle loro diverse vite.

Lo stesso Eraclito ha concepito l’uomo come divenire, inteso come mutamentomovimento, scorrere senza fine della realtà, perenne nascere e morire delle cose, uno dei concetti filosofici più importanti.

Il termine divenire [dal latino devĕnire composto di de (prep. che indica moto dall’alto) e venire (venire) quindi propriamente “venir giù”] in filosofia implica un cambiamento non solo nello spazio, come nel significato originario, ma anche nel tempo.

Per cambiamento si intende avvicendamento, rinnovo, sostituzione.
Col cambio si assume aspetto o natura diversa.
A volte il cambiamento è necessario o inevitabile, in meglio o in peggio, desiderato o temuto.
Un cambiamento rappresenta sempre qualcosa che costringe a fare i conti con se stessi, sconvolge, fa mettere in gioco, fa rivalutare se stessi e gli altri e spesso spiega e fa comprendere il senso della propria vita.

Il lasciare accadere, il lasciare andare, il lasciare che le cose abbiano il loro corso, cosí come il fiume, la cui acqua in quel preciso istante e preciso luogo non è piú la stessa mai nello scorrere nel tempo, è la chiave della salvezza dell’uomo. Se l’uomo cercasse di fermare quell’acqua del fiume sarebbe un uomo morto. Debole e morto. Invece l’uomo che accetta lo scorrimento del fiume e il suo cambiare, non può che trarne benefici.

Per questo decidere di cambiare il proprio punto di vista e parlare agli altri è il primo passo verso il benessere, la libertá e il raggiungimento del principio fondamentale del “chissenefrega cosa si pensa di me”, io vivo, perché cambio, mi adatto al mutamento e non sono statico come nessun corpo organico di questo mondo, esso stesso in mutamento.

 

D.S.

http://ilfangoquotidiano.altervista.org/travaglio-solo-gli-stolti-non-cambiano-mai-idea/

Lucio Dalla, la storia di Cambio e anche un po’ della mia vita

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